www.pizzocalabro.it di Giuseppe Pagnotta ORLANDO ACCETTA SCRITTORE, POETA E GIORNALISTA
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Antonino AnilePoeta e scienziato di grande valenzaNacque a Pizzo 139 anni faFu sottosegretario e in seguito ministro della Pubblica Istruzione di Orlando Accetta Il 26 settembre del 1943 moriva a Raiano d'Aquila il poeta di Dio Antonino Anile, il cui biografo e critico più attento e più fedele è stato senz'altro Vito Giuseppe Galati, suo fraterno amico e confidente. Il grande letterato nasce a Pizzo il 20 novembre del 1869 da una famiglia di piccoli commercianti originaria di Briatico, cittadina a pochi chilometri dal luogo natio, e viene battezzato dal canonico Francesco Sardanelli il 29 novembre, a pochi giorni dalla nascita, col nome del nonno paterno Antonino Salvatore, già avuto da un fratello e da una sorella nati prima di lui e prematuramente scomparsi, ma fu sempre conosciuto con quello di Antonino o Nino. Leoluca e Amalia Tozzi ebbero 11 figli e Nino fu il quarto. Trascorre il periodo della sua fanciullezza con una certa serenità, anche se fra tante difficoltà economiche conseguenti alla crisi attraversata dalla modesta attività commerciale del padre, il quale, preso dai suoi affari, sempre delegò la moglie Amalia a tenere unita la famiglia, vero collante di amore e di fede cristiana, che seppe efficacemente trasmettere ai figli e di cui fu nutrito profondamente il futuro poeta e scienziato. Amalia Tozzi Anile, morta poco più che cinquantenne nel 1895, essendo nata nel 1840, riposa nel cimitero di Pizzo, suo paese natale, nella cappella dell'Arciconfraternita di Maria SS. delle Grazie, sulla cui lapide possiamo leggere: "A NOSTRA MADRE / AMALIA ANILE TOZZI / ESEMPIO PURISSIMO DI VIRTÙ / IMMORTALE NEI NOSTRI CUORI". Seguono i nomi dei quattro figli rimasti vivi: Antonio, Concetta, Giovanni e Maria.
Il poeta è studente liceale a Vibo Valentia (allora Monteleone) presso il liceo "Gaetano Filangieri" e poi a Napoli iscritto alla Facoltà di Medicina su insistenza del padre, nonostante egli aspirasse alla facoltà di lettere. Si laurea il primo agosto del 1894, a venticinque anni, e diviene assistente del prof. Giovanni Antonelli, che morirà a Napoli nel 1914. Consegue la Libera Docenza in anatomia umana nel 1903 e, nel 1919, a cinquant'anni, è deputato a Catanzaro eletto nelle liste del Partito Popolare di don Luigi Sturzo, il prete di Caltagirone. Nel 1921 viene rieletto e dal 5 luglio 1921 fino al 26 febbraio 1922 è sottosegretario al ministero della Pubblica Istruzione nel Governo retto da Ivanoe Bonomi. Dal 27 febbraio al 30 ottobre 1922 è ministro della Pubblica Istruzione nei due governi di Luigi Facta, in una fase drammaticissima per l'Italia. Si ritira dalla politica attiva con l'avvento del fascismo, in seguito alla "marcia su Roma" del 28 ottobre 1922, poi, allo scoppio della guerra, vive da sfollato a Raiano d'Aquila, dove muore il 26 settembre 1943. Dal 1952 riposa in una modesta tomba ricavata all'interno del Duomo di San Giorgio, dopo il permesso di trasferimento ottenuto dietro intercessione del suo fraterno amico Vito Giuseppe Galati. Pasquale Tuscano, giustamente, nella premessa al suo volume dedicato al poeta di Pizzo ebbe a scrivere: "Il centenario della nascita di Antonino Anile (1869-1969) è trascorso nel più assoluto silenzio da parte della critica. Ci siamo chiesti, pertanto, se veramente egli non avesse più nulla da dire, se meritasse di essere affatto dimenticato". E le risposte che il Tuscano si diede furono senz'altro positive, cioè a favore dell'Anile, se è vero che ne scaturì un libro così approfondito, meditato, qual è il suo "Antonino Anile: L'Uomo, l'Educatore, il Poeta", edito nel 1970 da Luigi Pellegrini di Cosenza.
Noi stessi, riconsiderando questa assurda e ingiusta indifferenza "degli addetti ai lavori" nei confronti di Antonino Anile, sulla "Voce di San Giorgio", periodico diretto dallo scrittore e poeta napitino David Donato, in un articolo del 1985 (Antonino Anile: un uomo da ricordare), scrivevamo: "L'anno 1983, per la Calabria culturale poteva e doveva essere un anno importante, da dedicare alla commemorazione del valoroso e illustre letterato, politico e scienziato, a 40 anni dalla sua morte. Ma l'anno 1983 è trascorso senza che alcuno si sia prodigato al fine di organizzare qualche manifestazione o altro per ricordare e celebrare degnamente questo illustre, ma dimenticato figlio di Calabria. Non si è fatto nulla in Calabria, però nulla si è fatto a Pizzo, città natale del poeta". E poi aggiungevamo: "Riteniamo che l'Anile meriti di essere maggiormente studiato e apprezzato per i suoi notevoli contributi, sia come letterato e sia come scienziato, ma anche come attento e meridionalista considerevole. È quest'ultimo aspetto che non bisogna assolutamente trascurare e che altri potrebbero sviluppare nella giusta luce e completezza. Antonino Anile: uomo e studioso del Meridione e della Calabria. Questo è un nuovo capitolo da esaminare con serietà e impegno". Alfonso Ninì Rotolo, napitino e cultore dell'Anile, nella premessa al suo libro "Omaggio ad Antonino Anile", stampato nel 1990 a cura dell'amministrazione comunale dell'epoca, concordava con noi, tanto da fargli apporre come sottotitolo: "Poeta-scienziato misconosciuto". E scriveva: "Con questa iniziativa l'amministrazione comunale di Pizzo intende in certo qual modo rimediare alle colpevoli negligenze di quanti hanno consentito che per così lungo tempo restasse sconosciuto, persino nella sua terra d'origine, un ispirato poeta religioso, un originale pensatore, un anatomista, divulgatore d’interessantissime opere scientifiche e, inoltre, un uomo politico diventato, negli anni che immediatamente precedono l'avvento del fascismo in Italia, Ministro della pubblica istruzione". Per poi proseguire: "L’opuscolo persegue l'obiettivo sostanziale di far conoscere e rilanciare il pensiero di Antonino Anile, ricostruendo la sua molteplice attività, al fine di promuovere il recupero dei valori etico-religiosi, posti a base delle sue opere, e di costruire, in virtù della loro assimilazione, all'elevazione delle coscienze individuali e alla riedificazione della società calabrese, profondamente sconvolta, in questi anni, dai processi di rinnovamento e di trasformazione, intervenuti nel suo tessuto politico-culturale ed economico-sociale. Ma anche al fine di avviare, sui presupposti umanitari indicati dal poeta e scienziato di Pizzo, la riscoperta di quei lieviti e di quei valori autentici di cui è molto intrisa la nostra tradizione, così come pure la rifondazione di quell’antica sapienza meridionale, oggi del tutto misconosciuta, la quale, se fatta propria da ciascuno, può consentire ancora la ripresa civile, la rinascita e il progresso, quello vero, della nostra Calabria". A tutt'oggi, se si esclude la stampa del libro "Omaggio ad Antonino Anile" di Ninì Rotolo avvenuta nel 1990 a cura dell'amministrazione comunale dell'epoca, purtroppo siamo punto e daccapo: Antonino Anile è come se non fosse mai esistito, eppure ha scritto molto e di molto valido. Spiace dirlo, ma il "poeta di Dio", per come l'ebbe a definire Vito Giuseppe Galati, non solo è stato dimenticato dalla cultura ufficiale, ma è scarsamente conosciuto anche dai suoi stessi concittadini, avendone la stragrande maggioranza soltanto letto di sfuggita il nome sulla scabra lapide posta sulla sua tomba, situata all'interno del Duomo di San Giorgio. Una fitta nebbia sembra si sia innalzata sulla nobile figura del valoroso poeta, scienziato e politico. Finanche i più anziani, salvo rarissime eccezioni, hanno scarsa conoscenza di lui, e per un uomo di elevato ingegno, quale egli fu senz'altro, è il peggiore torto che gli si poteva riservare. Abbiamo chiesto a parecchi pizzitani che conoscenza ne avessero e le risposte, tutte dimostrano che l'Anile è affatto noto. Certamente saranno concorsi vari motivi a mantenere nell'ombra questa grande figura d’intellettuale e di scienziato, ma sicuramente molto dipese dal fatto che egli fu un personaggio alquanto timido e schivo (per come afferma il Galati) e che, per la sua rigida morale cristiana, non accettò mai la regola del compromesso e non venne mai meno alla sua coerenza, né nell'arte, né nella scienza, né durante la sua parentesi politica. Questo, forse, fu il suo maggiore "torto": Antonino Anile, da uomo semplice, riservato e timorato, non volle mai attuare il compromesso, non volle mai essere uomo di parte e, quindi, non volle nemmeno essere "uomo di Pizzo e dei pizzitani". Pertanto, non si costruì una sua specifica clientela, non si procacciò galoppini senza scrupoli che avrebbero potuto propagandare il suo personaggio, non fece favori personali a dubbi individui che, riconoscenti, avrebbero potuto ingigantire la sua immagine nel popolo e tra il popolo. Quindi non fu ossequiato dalla massa, non fu attorniato da speculatori senza morale, perché, per la sua onestà adamantina, respingeva queste categorie di persone. "Scrupoli morali - si disse - gli impedirono persino di aiutare i suoi più intimi amici... l'onesto non era da lui valicabile... così non concepiva nemmeno che si potessero conferire incarichi ad amici sfuggendo al giusto controllo legale" (Vito Giuseppe Galati, A. Anile, Edizioni Paoline, 1952). Oggi avremmo bisogno di tali uomini. Antonino Anile visse, sì, nell'ombra, ma ebbe sempre nel cuore la sua Pizzo, che, per come testimonia sempre il Galati, spesso raggiungeva e che ha cantato nelle sue opere, ospite di suoi amici giacché non possedeva in loco neppure un modesto alloggio. L’unica eccezione, nella sua Pizzo, per ricordare il grande poeta, si ebbe verso la fine di maggio 1999, quando ci fu una cerimonia con l’apposizione di una foto, fornita dal sottoscritto, alla scuola media a lui intitolata. Infatti, nella palestra, a cura degli alunni delle terze classi, è stata curata una cerimonia letteraria in suo onore, che si concluse con l'apposizione di una sua foto, in un ambiente gremito fino all'inverosimile.
Erano presenti il preside dell’Istituto Tecnico Nautico Francesco Nardino, il poeta David Donato, il ricercatore Franco Cortese, il critico e cultore aniliano Ninì Rotolo, la studiosa Nella Perciavalle, il preside dell’epoca Antonino Cugliari, il quale ultimo, nel presentare l'elevata figura di Anile, affermò, tra l’altro, che nella sua scuola «dell'Anile, grande personaggio napitino, si dovrà parlare sempre e l'intitolazione è stata fatta appositamente perché tra i figli di Pizzo che l'hanno nobilitata è stato scelto proprio lui poiché, oltre ad essere un grande poeta, scienziato e scrittore, è stato pure un grande educatore, con una visione profetica della scuola e dell’educazione». Cosa che dai suoi successori non è stata fatta.
F. Nardino D. Donato F. Cortese N. Rotolo A. Cugliari N. Perciavalle Concluse Ninì Rotolo, autore di un apprezzato libro antologico e di critica su Antonino Anile, il quale espresse il suo compiacimento col preside e con tutto il corpo docente per l'apprezzabile iniziativa, avanzando la proposta di indire un convegno apposito per trattare diffusamente l’elevata figura del poeta, nello stesso tempo dichiarandosi disponibile a parteciparvi in prima persona, nella sua qualità di studioso aniliano. Inspiegabilmente assenti furono i politici, anche se, come evidenziato dal preside, erano stati regolarmente invitati. FINE
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