Nella Marina Orientale presso al Mare, à canto i scogli,
nomati Pianci, v'è una Chiesa, in un Scoglio incavata, sotto il titolo di Santa
Maria di Piedigrotta, la quale tira a se i Cittadini à visitarla, e riverirla, e
con tenerezza di cuore, e con devozione assai grande, e v'è attaccato alla
Chiesa il Romitorio.
Nella Marina Occidentale, in parte chiamata Buon Porto, v'è
la Chiesa sotto il titolo di S. Maria di Piedigrotta, alquanto incavata in uno
scoglio: si dice la nuova, per distinguerli dall'altra Chiesa dell'istesso
titolo, più in sù nominata.
Fondatori di questa Chiesa, furono Giovanni Benedetto del
Pizzo, è'l R. Canonico della nostra Collegiata Antonio suo figlio nall'anno
1675. come nell'iscrizione apparisce, incavata in un marmo, posto nel muro della
medesima Chiesa: presso a cui v'è distinto in varie celle un Romitorio, le quali
sono incavate dentro l'istesso scoglio, e parte sono fabricate.
Nell'edificazione di cotal romitorio, nel 1680. à 14. di
Gennaio, mentre lo scoglio dà picconieri appianavasi, per fabricarvi di sopra,
trè sepolture furono scoverte, nell'istesso Scoglio incavate, l'una à canto
l'altra, tanto lunghe, e profonde, onde in ognuna d'esse adagiar si potesse un
cadavere; ed in ciascheduna formato appariva l'origine dell'istesso scoglio, sù
di cui i Teschi de' morti si posavano, e sopra una delle medesime, benchè
coverta con mattoni, vi stavano alcuni cantoni lavorati, e finalmente in tutte
le trè accennate Sepolture, si videro ossa infracidite, e spolpate da tutti i
Cittadini del Pizzo. tra' quali ancor lo; offa, dico, infracidite dell'antichi
Idolatri di Napitia, sepolti già nel suo contorno, come altrove nel primo Libro
ho provato.
A circa i Km. dal centro
storico di Pizzo, a pochi metri dalla riva del mare, sorge la Chiesetta di
Piedigrotta, massima espressione dell’arte popolare in Calabria ed esempio del
genio creativo degli artisti meridionali. La Chiesetta, interamente scavata
nel tufo e con una sorgente d’acqua purissima all’interno, oltre che un luogo
di preghiera è un tesoro d’arte reso tale da due artisti locali, Angelo e
Alfonso Barone, i quali, a colpi di piccone, hanno ampliato la grotta
preesistente e altre ne hanno create ornandole poi di una miriade di statue
rappresentanti varie fasi della vita di Gesù, della Madonna, dei Santi e dello
scorrere del tempo. Nella Chiesetta, lì vedi una grotticina con la nascita del
Bambinello, l’asinello, il bue, le genti accorrenti presso Betlemme; in quell’altro
angolo un bassorilievo dedicato alla Madonna di Pompei, il sacerdote che
celebra messa (il sacerdote è l’autoritratto dell’artista Angelo),
inginocchiato un comunicando, i fedeli, gli angeli e due apostoli; in quell’altra
grotta San Giorgio a cavallo l’atto di trafiggere il drago (un omaggio a
Pizzo di cui il Santo è protettore); in quell’altra ancora “la
pesca miracolosa”, e poi ancora San Francesco di Paola rappresentato nel
miracoloso evento dell’attraversamento dello stretto di Messina sul proprio
mantello, le atrocità delle guerre, S Antonio da Padova attorniato dagli
orfanelli, il Sacro Cuore di Gesù, Bernadette in preghiera davanti alla
Madonna di Lourdes, Santa Rita genuflessa all’angelo della morte e tante altre
immagini ancora.
Il tutto scolpito con una veridicità e una
somiglianza eccezionali. Le espressioni di felicità, di infelicità, di
commozione, di esaltazione che sembrano emanare dagli sguardi di queste figure
è cosa incredibile e meravigliosa, specie ove si pensi che la materia non è
nobile marmo ma poverissimo tufo. Questo splendido scenario, unico nel suo
genere e dai colori ambientali mutevoli è molto bello osservarlo verso il
tramonto quando il sole, penetrando dalle finestrelle e illuminando le statue,
crea con il buio della grotta un contrasto di luce-ombra originando tutt’intorno
un forte senso di drammatica suggestione. L’ambiente della grotta è magico.
Non rumori, non suoni: tutto è ovattato. Il silenzio di questo luogo è rotto
solo dallo sciabordio del mare che sta a pochi metri.
Anche sulle origini di questa Chiesetta,
così come per lo sbarco di Re Gioacchino Murat alla Marina di Pizzo si
racconta di una violenta tempesta di mare. Verso la fine del seicento, un
veliero navigava nel Golfo di Sant’Eufemia. Improvvisamente il cielo si oscurò
e il mare si fece burrascoso. I marinai, tutti di Torre del Greco, fecero voto
a Maria SS. di Piedigrotta il cui quadro si trovava nella cabina del
comandante, di erigere una cappella votiva nel punto ove avrebbero toccato
terra in caso di salvezza. Un dipinto a forma circolare sulla navata centrale
della Chiesa rappresenta una tempesta di mare ed un veliero in evidente
difficoltà, quasi volesse confermare la leggenda anche se lo scritto del
Canonico Ilario Tranquillo del 1725 è certamente da ritenersi più attendibile.
La nave, pur lottando tenacemente contro la
furia dei marosi, venne scaraventata contro la roccia e andò in pezzi. Fra
tutto quello sfasciume di legname, di vele e di cordame una sola cosa era
andata ad appoggiarsi intatta sulla spiaggia: il quadro della Madonna. I
marinai, tenendo fede alla promessa fatta scavarono nella roccia una buca e vi
depositarono la sacra immagine ripromettendosi di ritornare ed erigere, come
promesso, una cappella votiva.
I pescatori locali, temendo che il posto
fosse troppo esposto ai marosi, prelevarono il quadro e lo depositarono in una
grotta poco distante, ma meno esposta alle intemperie, edificando anche un
piccolo altare.
Un mattino, però, dopo una violenta burrasca
notturna, il quadro non venne ritrovato al suo posto: il mare aveva invaso la
grotta e si era portato via l’immagine sacra rinvenuta dopo pochi giorni nello
stesso luogo ove fu trovata la prima volta.
I pescatori decisero, pertanto, di scavare
nella roccia, ove toccò terra la prima volta, una grotta con un piccolo altare
ove fu posto il quadro della Madonna. Successivamente fu eretta anche una
piccola torre e vi fu posta la campana di bordo della nave, datata 1632..
Per circa duecento anni la Chiesetta di
Piedigrotta fu questa. Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, Angelo Barone
affascinato dai racconti che i pescatori del piccolo borgo di Piedigrotta
facevano sull’accaduto, sentì dentro l’animo che doveva fare qualcosa per
onorare degnamente quell’avvenimento eccezionale. Una Chiesa! Doveva costruire
una chiesa perchè vi si venerasse quel quadro.
Abbandonata in paese la sua piccola
cartoleria, egli si trasferì sulla collinetta a strapiombo sul mare a scavare
nel tufo tre metri più alto dal punto dove era stato lasciato dal mare per ben
due volte, il quadro della Madonna. Fu un lavoro duro che Angelo Barone
condusse da solo con piccone e vanga, riuscéndo a poco a poco, anno dopo anno,
a ricavare una grotta abbastanza ampia al centro e altre ne creò ai due lati
avendo cura di lasciare, qua e la, grossi blocchi di tufo, su cui egli scolpì,
col passare degli anni una miriade di statue di semplice ma toccante bellezza:
la natività con relativo presepe, la Pesca Miracolosa, scene di storia sacra
ed episodi della vita dei Santi. Angelo Barone andò avanti così sino alla
primavera del 1915.
Consunto
dalla fatica compiuta e dagli anni, morente, si ritirò nella sua piccola
dimora e si racconta che dalla campana della sua lontana Chiesetta giunsero
sino in paese, per tutta la durata della sua agonia, lenti rintocchi senza che
alcuno ne tirasse la corda.
Quando
Angelo spirò, anche la campana di colpo e misteriosamente smise di suonare,
fra la meraviglia di tutta la popolazione.
Il frutto di
tanta fede e di tanto lavoro non andò perduto perche' il figlio di
Angelo, Alfonso Barone, smettendo di fare il pittore ed il fotografo si dedicò
alla Chiesetta voluta dal padre, riprendendo l’opera lasciata incompiuta da
lui con rinnovato ardore scavando sempre più in profondità nel cuore della
collina. Sbocciarono così altri gruppi di statue, capitelli con deliziosi
serafini, bassorilievi con scene sacre, statue prodigiose come il San Giorgio
che uccide il drago e il San Francesco di Paola.
Alfonso
Barone vi spese 40 anni della sua vita, dormendo spesso dentro quell’umida
cappella, accontendandosi di scarse e frugali colazioni. Morendo, anche lui
lasciò spazi da istoriare e altri blocchi da scolpire. Nessuno, però, raccolse
i suoi arnesi.
Nel 1969, lo
scultore Giorgio Barone, nipote dei due artisti citati, di ritorno dal Canada,
restaurò in parte le statue e in un angolo scolpì due medaglioni raffiguranti
Papa Giovanni XXIII e John Kennedy.
Da allora la
Chiesetta di Piedigrotta è rimata affidata alla custodia di un bravo pescatore
del posto che artista non è, per cui l’azione erosiva della salsedine ha fatto
sì che in più punti il tufo si sia sbriciolato.
La
Chiesetta, testimonianza di fede e miracolosa bellezza, è oggi meta di
migliaia di visitatori e costituisce il maggior richiamo turistico di Pizzo. E
aperta tutti i giorni e vi si celebra messa il 2 luglio
-
ricorrenza della Madonna delle Grazie
-
a conclusione di una novena che ha inizio il
23 giugno.
l’umil borgo di
marinai possiede una Chiesetta, ch’è scavata al piede della roccia
procombente sul
mare, sì che quando vi s’offigia, si sente che
il suon dell’organo
vien da di fuori
Un naufrago scampato
dalla morte su queste arene
così la volle in
adempimento di un suo voto,
e d’allora sin oggi
non v’è sera
ch’egli, benchè
stanco d’età, non venga
a dire una
preghiera.
La chiesetta votiva
in cui par che ogni
pietra ritenga la musica del mare, questa sera ci accoglie entrambi? Egli mi
parla delle tempeste vinte e di quell’ ultima che lo travolse e donde, per
divina intercessione, uscì salvo:
e qui tace e
s’inchina.
Navigatore anch’io
sopra altri mari, non meno vasti ed aspri conobbi
onde di verità che
si son frante schiudendomi profondità di abbissi nei quali non mi son perduto
miracolosamente.
Siamo però due
naufraghi
che ora possiamo inginoccharci insieme
Antonino
Anile
Da: Le Ore Sacre
Ed. Vallecchi 1937